29/08/2012 – “LA STAMPA” intervista a Vendola
"...noi ci candidiamo al governo del Paese, non ad essere il miglior perdente".
"...noi ci candidiamo al governo del Paese, non ad essere il miglior perdente".
Amedeo Lamattina
Roma
Bersani, tra Casini e Vendola, sceglie Vendola, cioè lei: una mossa tattica o è veramente finita la prospettiva di unire progressisti e moderati?
«Non credo che sia una mossa tattica. Sono molto contento di come Bersani abbia tradotto un concetto politico, cioè la ricostruzione del campo dei progressisti sulla base di rapporti di lealtà e stima reciproche. Per me è la conferma umana e politica di una persona intellettualmente onesta e leale. Prima c’era una rappresentazione dell’equidistanza, come se io e Casini fossimo il peso e il contrappeso che teneva in equilibrio l’asse del Pd. Ora Bersani rovescia questo schema e dice che Sel e Pd stanno ridefinendo un programma e una speranza collettiva».
«Non credo che sia una mossa tattica. Sono molto contento di come Bersani abbia tradotto un concetto politico, cioè la ricostruzione del campo dei progressisti sulla base di rapporti di lealtà e stima reciproche. Per me è la conferma umana e politica di una persona intellettualmente onesta e leale. Prima c’era una rappresentazione dell’equidistanza, come se io e Casini fossimo il peso e il contrappeso che teneva in equilibrio l’asse del Pd. Ora Bersani rovescia questo schema e dice che Sel e Pd stanno ridefinendo un programma e una speranza collettiva».
Sì, ma poi dovrete avere i numeri per governare e magari quelli
dell’Udc vi serviranno.
«Non abbiamo bisogno di furbizie elettorali. Dobbiamo essere seri
con gli elettori: dobbiamo presentarci con un programma chiaro e
quello di Bersani è incompatibile con quello di Casini, per il quale
dopo Monti c’è Monti. Il Grande Centro e la Cosa Bianca sono
falliti, e Casini risponde agganciando Monti come una sublime
compensazione. Bersani dice cose differenti, come il ripristino della
politica, il primato del lavoro, la rinegoziazione con Bruxelles,
perché non siamo di fronte alle tavole della legge, non c’è Mosè
a Bruxelles».
Ma scusi, se è tanto d’accordo con Bersani perché si candida
contro di lui alle primarie? L’avversario comune è Renzi.
«Le primarie devono essere vissute come l’occasione per rifondare
la sinistra del futuro. Renzi esprime una posizione di innovazione
anagrafica, ma di sostanziale conservatorismo politico e sociale. E’
personaggio fascinoso, un bravo sindaco, ma credo sia molto
suggestionato dalle luci abbaglianti della politica-spettacolo. Il
fatto che Bersani si sia spostato a sinistra non lo vedo come
un’insidia, ma come un fattore positivo. L’idea che per vincere
devi denigrare è un’idea barbarica. Noi stiamo costruendo la casa
comune, non la mia carriera: una casa ecosostenibile e non una
piccola galera».
Farete un listone Sel-Pd? È vero che ha litigato con Bertinotti su
questo?
«Diverbio totalmente inventato. Il listone è fantapolitica».
Non crede che l’elettorato del suo partito, Sel, potrebbe vedere
male una rottura con Di Pietro e l’area che guarda a Grillo?
«Non vedo questo rischio. Intanto abbiamo un dovere di aprire una
battaglia a viso aperto contro i populismi e qualunque forma di
rappresentazione manichea della realtà. Bisogna recuperare alla
politica un ruolo educativo. Se la politica perde le grandi
narrazioni finisce per nutrirsi di piccoli virulenti rancori e odii.
Nella ridefinizione del campo progressista non c’è una porta
chiusa ad altre forze che si pongono in maniera alternativa alla
stagione della destra e del montismo. L’Idv può ritrovare il
proprio posto nel centrosinistra, e tutte le forze di sinistra devono
porsi il problema di un’agenda di governo. Lo dico a Rifondazione
comunista, che mi chiede di rimettere in piedi il fronte degli
antagonisti: noi ci candidiamo al governo del Paese, non ad essere il
miglior perdente. Il tema vero che si pone anche in Italia, ed è
questo il senso del dialogo forte tra me e Bersani, è aprire la
strada per ricostruire una nuova grande sinistra che combatta per
cambiare l’Europa che si sta avvitando su meschini nazionalismi.
Noi, che siamo innamorati dell’utopia di Altiero Spinelli ed
europeisti fino al midollo, diciamo che l’Europa ha bisogno della
sinistra».
Lei ormai parla come un socialista europeo.
«Parlo come uno che pensa che la difesa del Welfare e dei diritti di
libertà si possano e si debbano fare su scala continentale. La
realtà fa irruzione sulla scena pubblica. E’ apparsa col volto
austero della Corte europea, che ha bocciato la crudeltà della legge
su fecondazione assistita. La realtà fa irruzione con la
drammaticissima protesta dei minatori del Sulcis, con la necessità
di rimettere al centro la questione del lavoro che c’è e che non
c’è, della gigantesca questione sociale che colpisce i consumatori
e il ceto medio basso. Occorre riconoscere i diritti delle coppie
gay, recuperare allo Stato il ruolo di garante dei diritti di tutti.
È necessario rivedere la riforma previdenziale, prodotto della
sciatteria e della sicura ideologia dei salotti liberisti, preparare
un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio...».
Si fermi. È chiaro che lei condivide l’accusa di fascista lanciata
da Bersani a Grillo.
«Bersani ha esercitato il diritto alla legittima difesa, ma dobbiamo
sottrarci alla tentazione della ritorsione polemica. Meglio parlare
di contenuti. Grillo ha bisogno di essere tenuto in vita da un
meccanismo di guerra civile simulata. Alcuni suoi argomenti sono
classicamente di destra. Il populismo è una semina che dà frutti
avvelenati».
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