Sel Minturno: Nasce il Comitato anti-nucleare del sud pontino

sabato 20 febbraio 2010

Nasce il Comitato anti-nucleare del sud pontino

Come ci aspettavamo, l'incontro organizzato il 18 febbraio da SEL Gaeta contro il nucleare e a favore delle fonti di energia rinnovabili, ha avuto un grande successo in termini di interesse e partecipazione. Leggi l'articolo e segui l'intervento filmato su golfotv (http://www.golfotv.info/home/content/view/6567/1/)

Durante l'assemblea si è avvertita chiaramente l'esigenza di mettere in rete le sensibilità ambientaliste contrarie al nucleare nelle nostre zone e con questo spirito si è dato vita al Comitato anti-nucleare del sud pontino.

Tale comitato, nasce con l'intenzione di creare un tavolo permanente di confronto con le istituzioni e per realizzare un percorso di sensibilizzazione tra la gente e di mobilitazione dal basso, contro nuove istallazioni nucleari nel nostro territorio ed in particolare contro la costruzione del deposito di scorie radioattive presso la vecchia centrale del Garigliano.

Il Comitato anti-nucleare del sud pontino quindi non ha una valenza partitica, ma di rete, con l'obiettivo di avvicinare i cittadini, le associazioni, gli enti di ricerca, i partiti politici, le istituzioni, i sindacati per lavorare insieme ad un futuro senza nucleare nel sud pontino.

Per maggiori informazioni e per aderire al comitato scrivete a:

comitatoantinuclearesudpontino@gmail.com oppure
comitato-anti-nucleare-sud-pontino@googlegroups.com

Nessun commento:

Posta un commento

Centrali nucleari in Italia, No grazie! Perchè:

- il popolo italiano ha già espresso la sua volontà a non ricorrere al nucleare con un referendum nel 1987, l'anno dopo della tragedia di Chernobyl;
- l’Italia, ad esclusione della Sardegna, di un’area della pianura padana tra Piemonte e Lombardia e del Salento, è quasi totalmente a rischio sismico (vedi cartina);
- l’Italia ha condizioni paesaggistiche ed ambientali, geologiche e morfologiche e di alta densità abitativa, che la rendono un Paese inadatto alla localizzazione di centrali nucleari nonché alla localizzazione di un sito di stoccaggio delle scorie radioattive;
- l’Italia non necessità di nuove centrali: la potenza installata italiana attualmente è superiore del 30% rispetto alla domanda di picco; il problema è che il grado di utilizzazione delle centrali esistenti, il cui parametro è la quantità di ore di produzione rispetto al totale, è del 43% in Italia, mentre in Germania è del 78% ed in Spagna del 91%(fonte AEEG relazione 2008)
- il nucleare non risponderebbe a nessuna pretesa necessità di autosufficienza energetica visto che l’uranio non è presente in nessun Paese UE; l’80% delle risorse mondiali di uranio sono in Canada, Australia e Kazakistan.
- già paghiamo nei cosiddetti oneri impropri della bolletta elettrica la componente A2 (una tassa che ognuno di noi paga per la dismissione delle centrali nucleari costruite in Italia fino all’approvazione del referendum del 1987 e per lo smaltimento delle scorie fino ad allora prodotte) e non vogliamo pagare i 100 Milioni di Euro con cui il ddl “Sviluppo ed Energia” aumenta la componente A2 per finanziare il nucleare.

Centrali nucleari in qualsiasi altro luogo? No, grazie, perché:

- Secondo stime IMEA usando gli attuali 239 reattori esistenti nel mondo i giacimenti di uranio avranno una durata di 50, massimo 80 anni. Se i reattori dovessero aumentare fino a 1000 le riserve di uranio basterebbero solo per 20 anni.
- il nucleare resta una forma di produzione di energia elettrica obsoleta ed in disuso nei paesi sviluppati (negli Stati Uniti non viene finanziata la costruzione di una nuova centrale nucleare dal 1975!); la stessa tecnologia cosiddetta di III generazione (reattori EPR) è solo un piccolo miglioramento rispetto a quella usata a Cernobyl.
- Una centrale EPR da 1600MW produce 30 tonnellate di scorie all’anno di queste il 94% sono di Uranio 238 e l’1% di Plutonio che ha una tempo di dimezzamento di 24.000 anni, il che significa che per raggiungere la stabilità necessita di 240……MILIONI di anni!
- Il ricorso al nucleare non riduce neanche i costi in bolletta sostenuti dagli utenti finali visto che in Francia, che ha il 78% di energia elettrica prodotta dal nucleare, le tariffe sono equivalenti a quelle della Germania, dove il 26% viene dal nucleare, ed addirittura superiori alle tariffe della Spagna dove l’energia da nucleare è il 19%
- Il ricorso al nucleare perpetua un modello di dipendenza energetica delle popolazioni da pochi soggetti detentori delle tecnologie necessarie; lo sviluppo di tecnologie semplici e facili da reperire quali piccoli impianti da fotovoltaico, micro-eolici, solare termico e caldaie a biomassa., ma anche di materiali, sistemi e tecniche di progettazione per aumento dell’efficienza energetica degli edifici, renderebbe i cittadini indipendenti dal punto di vista energetico.